Il costo salato della "libertà": l'Europa che si è incatenata al gas americano.

Pubblicato il 2 agosto 2025 alle ore 12:11

L'Europa si trova a un bivio energetico, stretto tra la retorica della sicurezza e la cruda realtà dei costi e dei rischi. La scelta di abbandonare il gas russo a basso costo per l'abbraccio, ben più oneroso e rischioso, del gas naturale liquefatto (GNL) statunitense è stata presentata come un trionfo della sovranità.

 Ma a un'analisi più attenta, emerge il quadro di una transizione che ha sostituito una dipendenza con un'altra, con conseguenze devastanti perL'Europa si trova a un bivio energetico, stretto tra la retorica della sicurezza e la cruda realtà dei costi e dei rischi. La scelta di abbandonare il gas russo a basso costo per l'abbraccio, ben più oneroso e rischioso, del gas naturale liquefatto (GNL) statunitense è stata presentata come un trionfo della sovranità.
Ma a un'analisi più attenta, emerge il quadro di una transizione che ha sostituito una dipendenza con un'altra, con conseguenze devastanti per l'economia, l'ambiente e la sicurezza dei cittadini. l'economia, l'ambiente e la sicurezza dei cittadini.

La fredda realtà dei numeri non mente. Se nei primi sei mesi del 2025 l'importazione di GNL in Italia è cresciuta del 35%, l'acquisto dagli Stati Uniti, il nostro nuovo principale fornitore, è addirittura raddoppiato, arrivando a coprire il 45% del nostro fabbisogno. Un salto che ha spinto l'America a diventare il primo esportatore mondiale, a scapito della nostra stabilità e delle nostre tasche. Le sanzioni e le tensioni geopolitiche ci hanno spinto a spezzare i ponti con la Russia, ma il ponte che abbiamo costruito verso gli Stati Uniti è un ponte d'oro, pagato a caro prezzo.

Questo prezzo si traduce in costi energetici che hanno raggiunto vette siderali. Le famiglie europee e le industrie stanno affrontando un'incubo finanziario, con bollette che divorano i bilanci e mettono a rischio la sopravvivenza di intere imprese. 

 

L'energia, da bene accessibile, si è trasformata in un lusso, un lusso che minaccia la competitività delle nostre economie e la serenità dei nostri cittadini. Il gas russo, pur con tutte le sue implicazioni politiche, aveva almeno il pregio di essere economico. Il GNL americano, invece, costa più del triplo, una differenza che si riversa inesorabilmente sulla catena dei costi e sui consumatori finali.

Ma il problema non è solo economico, è anche ambientale e di sicurezza. L'intera filiera del GNL è un concentrato di rischi e di sprechi. La liquefazione, che porta il gas a una temperatura criogenica di -160°C, richiede un'enorme quantità di energia, vanificando in parte l'idea di un'energia "pulita". 

 

Il trasporto, su metaniere giganti, e la successiva rigassificazione in impianti specializzati, sono processi che nascondono un pericolo costante: il rischio di esplosioni. 

Il metano, a quelle temperature e sotto pressione, è una minaccia latente che può trasformarsi in un disastro.

 

 Le fughe di metano, inoltre, sono un problema serissimo. Questo gas serra, molto più potente dell'anidride carbonica nel breve periodo, va a vanificare tutte le politiche green che l'Unione Europea dichiara di voler perseguire. La nostra transizione "verde" sta in realtà alimentando un'industria che rilascia metano nell'atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale che si cerca di combattere.

Questo scenario di costi e rischi in crescita è il risultato di una leadership europea che si è dimostrata, nel migliore dei casi, inetta e, nel peggiore, totalmente sottomessa agli interessi di Washington. La Commissione di Ursula von der Leyen ha scambiato una dipendenza con un'altra, senza la forza o la volontà di negoziare termini migliori.

 

 L'Europa, un'unione che avrebbe dovuto essere un faro di autonomia e forza politica, si è rivelata una costruzione burocratica senza spina dorsale, incapace di agire per i propri interessi e schiacciata sotto il peso della sua stessa debolezza. Abbiamo barattato la nostra libertà strategica per una pseudo-sicurezza, e il conto, salatissimo, lo stiamo pagando tutti.

 

La scelta del GNL americano non è stata una vittoria della sovranità, ma una sconfitta della logica e della pianificazione. È un passo falso che sta costando miliardi, in termini economici e ambientali, e che ci ha legati a doppio filo a un partner che, per quanto alleato, agisce in primis per i propri interessi.

L'Europa ha un disperato bisogno di una nuova visione energetica, di una leadership che abbia il coraggio di dire no e di tracciare una via che sia davvero indipendente, sicura e sostenibile. Fino a quando non lo farà, continueremo a pagare un prezzo troppo alto per una "libertà" che di fatto non abbiamo mai conquistato.

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