L'Unione Europea, un'entità sovranazionale complessa e multifacetica, si presenta spesso come baluardo di democrazia, trasparenza e pluralismo. Ma, un'analisi più approfondita delle sue strategie comunicative e delle ingenti risorse economiche dedicate alla diffusione del proprio messaggio solleva interrogativi significativi sulla natura e la portata della sua influenza sull'opinione pubblica.
L'inchiesta del saggista Thomas Fazi, in particolare il suo lavoro "Brussels's Media Machine", offre uno spaccato rivelatore su come la Commissione Europea abbia investito cifre considerevoli negli ultimi dieci anni, superando il miliardo di euro, per plasmare la narrativa pubblica su temi chiave, rischiando di silenziare voci dissenzienti e promuovere un "pensiero unico".
Investimenti Massicci nella Comunicazione: La Propaganda attraverso gli organi di Informazione!
I dati dell'inchiesta di Fazi sono impressionanti. Centinaia di milioni di euro sarebbero stati convogliati in finanziamenti strutturali a organismi di stampa – agenzie, giornali, emittenti televisive – con l'obiettivo esplicito di promuovere le politiche e le priorità dell'UE. Un esempio emblematico citato è il progetto da oltre 40 milioni di euro in cinque anni per la promozione delle politiche di coesione europea. L'intento, apparentemente, sarebbe stato quello di "inculcare" nei cittadini l'idea che i finanziamenti europei siano una "manna" e una "salvezza", minimizzando o addirittura occultando i potenziali risvolti negativi o le criticità che tali politiche possono comportare per i singoli stati membri e i loro cittadini.
Questa strategia comunicativa solleva un dilemma fondamentale: fino a che punto l'informazione istituzionale si trasforma in vera e propria propaganda? Se da un lato è legittimo e necessario per un'istituzione comunicare le proprie azioni e obiettivi, dall'altro l'entità degli investimenti e l'orientamento univoco del messaggio suggeriscono una volontà di influenzare attivamente le percezioni pubbliche, piuttosto che limitarsi a una mera diffusione di dati e fatti.
Salute, Vaccini e Green Pass: La Narrazione Unilaterale
L'inchiesta evidenzia anche come oltre 30 milioni di euro siano stati spesi negli ultimi anni per legittimare le politiche sanitarie, inclusi temi sensibili come i vaccini e il Green Pass. In un periodo storico segnato da una crisi sanitaria globale e da un dibattito acceso sulla gestione della pandemia, la promozione di una narrazione dominante, senza adeguato spazio per il confronto critico o per l'espressione di perplessità scientificamente fondate, può avere conseguenze significative sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella scienza stessa. Il rischio è quello di appiattire la complessità del dibattito scientifico e politico su temi di tale portata.
Controllo dell'Informazione e la "Guerra" alle Voci Critiche
Un aspetto particolarmente inquietante, e ampiamente documentato dall'inchiesta, riguarda la distribuzione strutturale di decine di milioni di euro a università, ONG e media per promuovere il "controllo dell'informazione". Organi di stampa di rilievo nazionale, come "Il Sole 24 Ore" e "Repubblica", insieme ad agenzie di stampa e TV nazionali, sarebbero stati "arruolati" per indottrinare un "pensiero unico" o, quantomeno, non discordante, su grandi temi come i vaccini, il riscaldamento globale e i conflitti internazionali.
In questo contesto, emerge il ruolo dei cosiddetti "fact-checker", spesso insigniti del compito di "controllori dei social". Piattaforme come Fanpage o Open, pur svolgendo un ruolo importante nella verifica delle notizie, diventano, in questa lettura critica, strumenti per identificare e segnalare i "dissidenti" al "pensiero unico di regime comunitario". Questa dinamica solleva interrogativi sulla libertà di espressione e sul pluralismo informativo, rischiando di creare un ambiente in cui il dibattito critico viene etichettato e stigmatizzato.
Il Paradosso della "Propaganda Russa" e il Ruolo dell'UE
Il paradosso più stridente, e che l'inchiesta di Fazi mette in luce con forza, risiede nel fatto che le stesse istituzioni che investono cifre colossali per orientare e manipolare l'informazione pubblica in Europa sono poi le prime a condannare e demonizzare la "propaganda russa". Mentre la Russia viene accusata di interferenze e disinformazione, l'UE, a sua volta, sembrerebbe impegnata in un'operazione di influenza informativa su una scala senza precedenti.
Questa asimmetria nella percezione e nella denuncia della "propaganda" rivela una preoccupante ipocrisia. Chiunque osi esprimere un pensiero critico o discostarsi dalla narrazione ufficiale su eventi cruciali viene rapidamente etichettato con epiteti dispregiativi come "putiniano", "negazionista" o "fascista". Questa tattica di delegittimazione, invece di favorire un confronto aperto e basato sui fatti, mira a isolare e silenziare il dissenso, compromettendo la vitalità del dibattito democratico.
Le rivelazioni sull'ingente spesa della Commissione Europea per la comunicazione e l’influenza sull'informazione pubblica impongono una riflessione profonda. Sebbene la necessità di informare i cittadini sulle politiche europee sia innegabile, la linea sottile tra informazione e manipolazione è spesso difficile da discernere. L'entità degli investimenti e le modalità con cui i fondi sono stati distribuiti suggeriscono una strategia che va oltre la semplice trasparenza, tendendo piuttosto verso un'ingegneria del consenso e della MANIPOLAZIONE del pensiero dei cittadini.
L’unione europea si comparta come la peggiori delle dittature, foraggiando il consenso al pensiero unico e annientando il confronto o le tesi contrarie soffocando ogni barlume di dissenso, mascherando da democrazia una dittatura strisciante.
Non illudiamoci: ciò che vediamo è un sistema che non tollera opposizioni, che alimenta un pensiero unico e che annienta ogni forma di confronto, ogni tesi contraria. Chiunque osi deviare dal coro viene emarginato, etichettato, zittito.
Ma il vero dramma è che una parte consistente della popolazione, invece di resistere, si fa complice volontaria e gratuita di questa deriva. Si trasformano in megafoni inconsapevoli di un'ideologia imposta dall'alto, in pecorelle ammaestrate che divulgano pedissequamente ciò che è stato loro inculcato. Sono, di fatto, servi servili e inconsapevoli, ingranaggi di un meccanismo che li svuota di ogni capacità critica.
È ora di svegliarsi e smetterla di essere complici di questo gioco al massacro della libertà di pensiero!

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