Pensiero unico

Pubblicato il 6 luglio 2025 alle ore 09:52

 

 

Il Vero Nemico? Il Pensiero Critico.

 

Svegliaaaaaaaa.

Guardatevi intorno. Il capolavoro delle operazioni psicologiche moderne non è un complotto fantascientifico, non è un'arma segreta. È molto più insidioso, molto più vicino a noi: ci hanno convinti che chiunque ponga domande scomode, chiunque osi deviare dal coro mainstream, sia il nemico della società.

 


 

Hanno trasformato il pensiero critico in una patologia sociale. Il dubbio, la sana e necessaria messa in discussione, è diventata un'eresia imperdonabile. Siamo diventati una popolazione che non solo accetta passivamente qualsiasi narrazione ufficiale venga propinata, ma che, con una ferocia degna di miglior causa, attacca, etichetta e sbertuccia chiunque osi mettere in discussione quella stessa narrazione.

Non c'è più spazio per la riflessione, per l'analisi indipendente. Il metodo è ormai collaudato, raffinato all'ossessione: un martellamento mediatico e politico incessante, intervallato da distrazioni velleitarie che annichiliscono ogni tentativo di lucidità. Al minimo accenno di una visione critica, si viene emarginati, bollati, messi alla gogna pubblica. Siete "negazionisti", "complottisti", "estremisti". L'etichetta è pronta, l'anatema è lanciato.

 

E il popolo? Il popolo è diventato un gregge obbediente. Segue l'indicazione data senza porsi la benché minima domanda. Non importa quanto illogica, quanto contraddittoria, quanto evidentemente manipolatoria sia la "verità" imposta. Si accetta, si diffonde, si difende, e si attacca chiunque non lo faccia. Siamo immersi in una nebbia di passività, dove la curiosità intellettuale è stata estirpata a favore di una cieca e pericolosa acquiescenza.

E il paradosso più crudele è che gli strumenti che avrebbero dovuto garantirci informazione reale e veloce – la televisione, internet, i social media – si sono trasformati nelle vere armi di assoggettamento e indottrinamento di massa. Da potenziali fari di libertà, sono diventati gli architetti della nostra prigione mentale.

Personalmente, credo che abbiamo superato il punto di non ritorno. La capacità di discernimento è stata erosa, la spina dorsale del pensiero indipendente spezzata. Siamo un popolo che, sotto il peso di questa ininterrotta operazione psicologica, ha rinunciato alla propria capacità di giudizio. E questo, forse, è il più grande successo dei burattinai invisibili: averci resi complici della nostra stessa schiavitù intellettuale.

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