L'inganno dei referendum 2025

Pubblicato il 14 maggio 2025 alle ore 18:41

L'inganno dei referendum 2025: perché l'astensione è l'unica scelta consapevole

In un clima politico sempre più caratterizzato da tatticismi e strumentalizzazioni, i prossimi referendum si configurano come l'ennesimo tentativo di manipolare l'opinione pubblica attraverso proposte che, dietro apparenti nobili intenti, nascondono strategie politiche ben precise. È ora di fare chiarezza e chiamare le cose con il loro nome.

Astenersi è legittimo e legale: chi dice il contrario mente

Partiamo da un fatto incontrovertibile: l'astensione ai referendum non solo è legittima, ma è pienamente riconosciuta dal nostro ordinamento. Le leggi n. 276 e 277 del 4 agosto 1993 hanno ridefinito l'espressione del voto come un diritto e non più come un dovere. Questo significa che ogni cittadino può liberamente scegliere se partecipare o meno alla consultazione referendaria, senza alcuna implicazione legale o morale.

Chi cerca di colpevolizzare gli astenuti, agitando lo spettro di un presunto "dovere civico", sta deliberatamente manipolando la realtà normativa italiana. Un comportamento, questo, che rivela la debolezza intrinseca delle ragioni a sostegno dei referendum.

Il referendum sull'articolo 18: una colossale mistificazione

Il quesito sull'articolo 18 rappresenta forse l'esempio più eclatante di disinformazione. I promotori sostengono che il "Sì" ripristinerebbe le tutele eliminate dal Jobs Act, ma la stessa Corte Costituzionale ha chiarito che, anche in caso di vittoria del "Sì", l'articolo 18 non verrebbe reintegrato nella sua formulazione originaria.

La contraddizione diventa ancora più stridente quando si ricorda che il Jobs Act fu varato proprio dal governo Renzi, espressione di quella stessa area politica che oggi ne chiede l'abrogazione. C'è da chiedersi: stiamo assistendo a confusione ideologica o a un deliberato tentativo di prendere in giro gli elettori?

Sicurezza sul lavoro: uno specchietto per le allodole

Non meno ingannevole è il referendum sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Dietro la retorica della tutela dei lavoratori si cela un'operazione di mero conteggio interno alla sinistra, un termometro per misurare i rapporti di forza tra le diverse anime di un'opposizione frammentata e priva di una visione unitaria.

Anziché proporre riforme strutturali attraverso l'iter parlamentare, si preferisce la scorciatoia referendaria, ben sapendo che, anche in caso di successo, l'impatto concreto sulla sicurezza dei lavoratori sarebbe minimo.

Il vero obiettivo: la cittadinanza facile

Ma è sul referendum per la cittadinanza che emerge con più nitidezza la strategia di lungo periodo. Dimezzare da 10 a 5 anni il requisito di residenza legale per ottenere la cittadinanza italiana non è una misura di civiltà, come viene presentata, ma una spregiudicata operazione elettorale.

L'obiettivo è trasparente: trasformare in elettori milioni di immigrati che, secondo ogni analisi sociologica, voterebbero in larghissima maggioranza per i partiti di sinistra. Non si tratta solo di rendere l'Italia un approdo ancora più appetibile per i flussi migratori globali, ma di alterare profondamente la composizione del corpo elettorale italiano.

Conclusione: il coraggio di non partecipare

Di fronte a questi tentativi di strumentalizzazione, l'astensione si configura non come disimpegno, ma come scelta consapevole e responsabile. È il rifiuto di legittimare un'operazione politica mascherata da esercizio di democrazia diretta.

Il vero coraggio civico, oggi, sta nel non farsi trascinare in un gioco elettorale le cui regole sono state stabilite per servire interessi di parte. L'astensione ai referendum 2025 non è rinuncia ai propri diritti, ma è l'affermazione più alta della propria libertà di scelta.

 

G.B.

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.